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Case multipiano e grattacieli realizzati con il legno come elemento strutturale portante sono sempre più frequenti, ma affinché l’elemento ligneo lavori in maniera idonea, occorre prestare attenzione alla scelta delle connessioni metalliche come piastre e viti.

 

Per questo un ruolo importante è svolto dai collegamenti a terra della struttura con le varie connessioni di elementi in acciaio o di piastre e ovviamente l’utilizzo di viti, che banalmente potrebbero sembrare piccole e superflue ma che invece hanno una grande importanza nella gestione e nel comportamento dell’edificio.


Per carpenteria in legno intendiamo qualsiasi tipo di lavorazione inerente gli elementi strutturali lignei, dalla palazzina multipiano a un ponte o una grande struttura, incluso l’utilizzo delle connessioni metalliche. L’elemento ligneo ha un proprio comportamento e per far sì che lavori in maniera idonea e sia correttamente collegato con i vari elementi, le connessioni metalliche svolgono un ruolo fondamentale proprio ai fini della dissipazione dell’energia, si tratta di elementi piccoli e talvolta nascosti, ma decisivi..

vite truciolare per carpenteria
Viti per carpenteria esempi

Il mercato dell’edilizia in legno ha registrato una crescita costante negli ultimi anni. Ciò è riconducibile ai vantaggi legati a questo tipo di costruzioni. Uno sicuramente è dovuto alla riduzione dei consumi energetici dell’abitazione perché partendo da una struttura in legno si possono raggiungere più facilmente alti standard energetici. 

 

Poi vi è il rispetto dei principi della sostenibilità, un tema estremamente attuale che inciderà in maniera profonda anche sul mercato delle costruzioni in legno. Un altro aspetto è la competitività dei costi di costruzione,infatti realizzare un edificio in legno vuol dire dedicarsi alla prefabbricazione che viene fatta in stabilimento e ciò comporta un minor tempo passato in cantiere, che incide in maniera positiva sul contenimento dei costi. Infine vi è la prestazione sismica. 

 

Tendenzialmente è legata al peso contenuto delle strutture e di conseguenza il comportamento rispetto alle azioni orizzontali è un assoluto vantaggio, sia per quanto riguarda le sopraelevazioni sia per le strutture di edifici e palazzine di nuova realizzazione».

Negli ultimi anni abbiamo visto una grande crescita della produzione e utilizzo di pannelli in legno a strati incrociati, il cosiddetto CLT (Cross Laminated Timber) rispetto al più tradizione sistema di costruzione a telaio, Plateform Frame e, anche se in percentuale minore, il sistema Block Bau, mediante la semplice sovrapposizione di elementi massicci in legno. 

 

In fase progettuale è assolutamente importante dimensionare il legno e tenere in considerazione i carichi statici e sismici, per questo un ruolo importante è svolto dai collegamenti a terra della struttura con le varie connessioni di elementi in acciaio o di piastre e ovviamente l’utilizzo di viti, elementi che banalmente potrebbero sembrare piccoli e superflui ma che invece hanno una grande importanza nella gestione e nel comportamento dell’edificio. 

 

Il loro compito è infatti quello di unire gli elementi in legno e dissipare l’energia, proprio grazie alle caratteristiche degli speciali acciai con cui sono fatti.

 

Progettisti, costruttori e clienti hanno in mano tutti gli elementi per poter scegliere e analizzare i benefici di ciascuna di queste tecnologie e prendere decisioni in base alle necessità. Sicuramente l’uso del CLT per strutture multipiano ha innegabili vantaggi e sta diventando realtà sia per l’edilizia abitativa sia per il terziario e quindi sarà sicuramente il tema caldo che coinvolgerà tutti gli attori di questo settore.

Vite per carpenteria esempio

Le Applicazioni

L’applicazione principale delle viti da carpenteria per legno è l’unione di elementi di strutture a telaio: travi, controlistelli e listelli, capriate del tetto.
Le viti per carpenteria edile sono perfette per i collegamenti in cui è importante serrare l’elemento, come unire le pareti delle case a telaio o imbullonare insieme due travi.


Tutti i prodotti vengono sottoposti a test ed esami dettagliati, il che consente di essere sicuri che ogni prodotto sia della massima qualità.

I prodotti per strutture in legno hanno molte caratteristiche uniche che garantiscono la durata nel tempo. Ne è un esempio la speciale verniciatura utilizzata nella produzione di viti truciolari.

 

Il moderno metodo di applicazione del rivestimento lo rende estremamente durevole e resistente ai danni meccanici, che è particolarmente importante durante il montaggio. Il rivestimento garantisce anche la resistenza ai raggi UV, che a sua volta fa sì che il colore della vite per legno non cambi per molti anni.

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Esempio utilizzo viti per carpenteria

Fissaggio su coperture metalliche

L’obiettivo delle coperture è proteggere l’edificio dalle intemperie quotidiane e dagli agenti atmosferici

Con la nostra attività quotidiana osserviamo tipologie di coperture idonee per l’ambiente di una ventina d’anni fa ma che, attualmente, con i mutamenti verificatosi risultano oramai obsolete.

Esiste quindi un’evoluzione naturale delle tecniche di posa e dei materiali per assicurarsi coperture sempre più sicure e durature, nonostante i cambiamenti climatici.

Il prodotto principale delle coperture metalliche a prevalente uso industriale è rappresentato dalle lastre di copertura grecate, sia in conformazione semplice che in pannelli sandwich.

Posate a regola d’arte, soprattutto se costruite con materiali duraturi, come ad esempio alluminio, sono prodotti di ottima durata e che svolgono un ottimo lavoro.

Sopra-tetto-per-un-tetto-di-fabbrica
fissaggio coperture metalliche

Le viti di fissaggio per una copertura di questo tipo possono essere in media 4/6 al metro quadro; su una copertura di 500 mq ci saranno 2/3000 fori.

Le coperture industriali metalliche sono fissate generalmente dalle viti con baz, ovvero una guarnizione epdm per evitare le infiltrazioni.

Questo tipo di fissaggio è composto da 3 elementi:

  • vite con testa esagonale finta rondella, solitamente in acciaio zincato
  • rondella metallica ad ombrello.
  • Baz in Epdm, ovvero la guarnizione in gomma per impermeabilizzare il buco.

La gomma epdm è un tipo di gomma sintetica che possiede buone proprietà di resistenza al calore e ai raggi U.V.

Ge.Sa. ha iniziato le storia delle sue produzioni con i sistemi di fissaggio autoperforanti in acciaio, i quali consentono connessioni veloce ed efficienti. Ogni fissaggio viene appositamente studiato, progettato e realizzato per la specifica applicazione.

Le caratteristiche geometriche del fissaggio, come la filettatura o la tipologia della testa del fissaggio, vengono discusse con il cliente per trovare la soluzione più performante

Come anticipato sopra l’impermeabilità delle soluzioni di fissaggio è da sempre una costante grazie all’utilizzo di guarnizioni in EPDM di elevata qualità.

Le specificità del fissaggio vengono poi combinate con quelle del materiale sempre su esigenza del cliente. La maggior parte dei prodotti sono CE.

tetti commerciali e industriali

Parapetti anticaduta

Normative, tecnologie e soluzioni tecniche permanenti adatte a proteggere contro il rischio di cadute dall’alto per impianti fotovoltaici – seconda parte.


È importante sapere abbinare i dispositivi di protezione collettiva permanente ad ogni tetto con impianto fotovoltaico o altro tipo di impianto. Solare e non.

 

I dispositivi protezione collettiva mal dimensionati e i dispositivi poco idonei, oltre a compromettere la sicurezza di installatori e manutentori, possono accorciare la vita del tetto e interferire con il funzionamento dell’impianto fotovoltaico.

 

Per non parlare delle conseguenze legali e sociali dell’avere un sistema non idoneo.

 

Vediamo insieme quali sono i sistemi di protezione collettiva permanenti contro le cadute dall’alto più adatti ai tetti fotovoltaici.

Il presente articolo è il proseguimento dell’articolo già pubblicato dal titolo “Anticaduta tetti fotovoltaici: scegliere il sistema migliore.

Parapetto
parapetti con morsetto e guardrail

 

Premesse su distinzione tra provvisori e permanenti

Prima di tutto facciamo una distinzione tra DPC (dispositivi di protezione collettiva) provvisori e DPC permanenti.

 

Per provvisori si intendono quei dispositivi che:

si installano prima dell’esecuzione dei lavori o delle manutenzione, la cui installazione stessa deve essere fatta in sicurezza;
che sono concepiti e costruiti per essere rimossi a conclusione dell’intervento, sempre in sicurezza;
forniti e gestiti in genere dall’impresa utilizzatrice (l’installatore o il manutentore dell’impianto fotovoltaico sul tetto, ad esempio);


La disciplina sulla scelta e l’impiego di sistemi provvisori (ponteggi o impalcati, parapetti e reti anticaduta) è ampiamente discussa su tutti i siti e i forum che parlano di sicurezza cantieri, non riteniamo poterla affrontare in maniera più esaustiva nelle nostre pagine.

 

Parapetto in rete anticaduta su timpano copertura industriale


Un parapetto temporaneo in rete – un’applicazione speciale by Retificio Reti Brembo.

 

Per permanenti, si intendono tutti quei dispositivi pensati e dimensionati per una determinata copertura sulla quale rimangono anche quando non sono in corso interventi di manutenzione o montaggio:

i dispositivi di protezione collettiva permanenti sono in genere del proprietario del fabbricato (fabbrica, casa o condominio) e spetta a lui (o all’amministratore) la corretta manutenzione;
a differenza dei dispositivi temporanei, sono pensati per rimanere esposti per lunghi periodi (più anni e cicli stagionali) alle condizioni meteo e ambientali del sito di installazione;
la cui manutenzione è in genere legata al ciclo manutentivo dello stabile.
I dispositivi di protezione collettiva permanenti sono più sicuri dei sistemi provvisionali temporanei.


Il grado di sicurezza dovrebbe essere lo stesso ma, considerando altri fattori, possiamo dire che in molti casi i dispositivi permanenti sono più sicuri dei sistemi provvisori.

Parapetto esempio
Parapetto esempio

Questo per un paio di semplici ragioni:

l’installazione si esegue una volta sola e in questo modo si espongono meno i lavoratori ai rischi derivanti dall’installazione degli stessi;
sono più ergonomici ovvero più facili da impiegare perché in genere nascono da uno studio ad hoc, sia in termini di dimensionamento sia in termini di scelta dei materiali, anche in relazione alla durata nel tempo.


Di contro è facile dimenticarsi che ci sono e quindi di fare regolare manutenzione o accorgersi di eventuali malfunzionamenti se non al momento in cui si accede al tetto… e a volte è troppo tardi.

Griglia di protezione contro le cadute nei lucernari ed evacuatori di fumo e calore.


Un lucernario EFC con la griglia anticaduta.



I parapetti permanenti per i tetti fotovoltaici


I parapetti permanenti proteggono i bordi del tetto fotovoltaico (o della porzione di tetto su cui è installato l’impianto fotovoltaico) impedendo ai lavoratori di cadere oltre il bordo.


Come spiegato ampiamente nell’articolo Parapetti a norma NTC 2018 o parapetti a norma UNI EN 14122-3, la scelta prioritaria per una copertura con accesso ai soli scopi manutentivi dovrebbe essere un parapetto progettato ed installato secondo D.lg 81/2008 e secondo le Norme Tecniche di Costruzione NTC del 2018 (D.M. 17/01/2018).


Soprattutto perché questi hanno condizioni più restrittive rispetto ad altri tipi di parapetto, devono sopportare maggiori carichi.

Un parapetto con prestazioni in linea con la UNI EN 14122-3 dovrebbe essere destinato solo in ambito industriale, a protezione di chi accede su macchinari o parte di essi.


Premesso tutto ciò, è difficile definire un tetto con un impianto fotovoltaico come un macchinario o porzione di macchinario. Soprattutto se l’impianto FV occupa tutta o buona parte della superficie della copertura.


Anche i Regolamenti Regionali non lasciano adito a interpretazioni: vedi ad esempio il sito della Regione Toscana che alla voce “parapetti fissi”, nemmeno la menziona la UNI EN 14122-3.

Smaltimento Amianto

Autore: Rossano, Data: 21 gennaio 2023

Smaltimento amianto e rifiuti pericolosi nell’edilizia

In tema di smaltimento amianto, ma più precisamente di rimozione dell’amianto e della relativa bonifica, occorre accertare la presenza del rischio amianto. Occorre sempre richiedere l’intervento di una ditta specializzata.

 

A livello nazionale la norma di riferimento è la legge 257/92 con cui l’Italia ha messo al bando tutti i prodotti contenenti amianto, vietando l’estrazione, l’importazione, la commercializzazione e la produzione di amianto e di prodotti contenenti amianto, secondo un programma di dismissione che è stato fissato dall’entrata in vigore della legge per i materiali friabili (più pericolosi) e dopo due anni dalla stessa entrata in vigore per i materiali compatti.

 

Ci sono però diverse regioni in Italia, tra cui la Lombardia che hanno istituito anche l’obbligo di comunicazione dell’amianto compatto, come il fibrocemento (cemento amianto) presente nelle lastre di coperture, nelle tubazioni e in altri manufatti, oppure il vinyl-amianto, utilizzato nei pavimenti.

Chi può accertare la presenza di amianto? Un tecnico competente, quale un Coordinatore amianto, abilitato ai sensi della Legge n. 257/92 e DPR 08/08/19994. In questo caso diverse aziende specializzate lo comprendono nel loro organico, anche se poi le analisi specifiche vengono svolte da laboratori autorizzati, iscritti in appositi elenchi predisposti e aggiornati mensilmente dal Ministero della Salute.

                                

La legge non dispone l’obbligo di bonifica, che però scatta se l’esito della valutazione del rischio è positivo, che significa pericolo, sotto forma di rilascio di fibre, installazioni in cattive condizioni di conservazione e quindi dalla potenzialità di rilascio.

A quel punto, se si riscontra questo, occorre contattare un’impresa di bonifica-smaltimento amianto, iscritta in apposita categoria, istituita nel 2004 da una delibera dell’allora Albo Nazionale Gestori Rifiuti (ora Albo Nazionale Gestori Ambientali). Nessun altro può mettere mano se non è iscritto a questa categoria.

 

 

Le attività inerenti allo smaltimento sono la rimozione, l’incapsulamento, il confezionamento e lo smaltimento in centro di stoccaggio o in discarica autorizzati. A parte devono poi essere valutati gli oneri per le opere provvisionali.

 

Ge.Sa. offre una vasta gamma di prodotti per realizzare tutte le attività sopra menzionate.

Installazione Linee Vita

Nel settore edilizio e industriale il tema della sicurezza è fondamentale, per questo Ge.Sa. propone una gamma completa di DPI e sistemi anticaduta: vediamo in questo articolo tutto ciò che riguarda l’installazione di una linea vita.

Lattonieri e coperturisti sono le figure a cui la nostra azienda si rivolge. Un lavoro viene considerato in quota quando si svolge a due o più metri di altezza da un piano stabile. Per tutte queste figure è indispensabile lavorare in sicurezza e questo è possibile mediante l’installazione di sistemi anticaduta e linee vita a norma di legge, oltre che l’utilizzo di DPI certificati.

In questa pagina ci soffermeremo in particolare sull’installazione della linea vita.

 

linee vita e DPI e sistemi anticaduta

Installare una linea vita

Oltre ad essere indispensabili per la sicurezza dei lavoratori, le linee vita sono soggette ad obbligo di installazione grazie al Decreto Legislativo 81, che richiede di prevedere misure di sicurezza a protezione degli operatori in quota e che rimanda alle norme tecniche UNI 11560, UNI 11578, UNI 11158.

Oltre alle norme europee sopracitate alcune regioni hanno proposte alcuni ulteriori regolamenti che vanno rispettati in sede di installazione del dispositivo. Secondo queste leggi, le linee vita devono essere installate sugli edifici per permettere un accesso sicuro alla copertura per opere di manutenzione periodica o straordinaria, nonché in caso di ristrutturazioni di edifici già esistenti.

Un altro punto fondamentale è la certificazione dei dispositivi che va fornita all’acquirente all’atto della vendita; la certificazione viene realizzata dall’azienda produttrice tramite dei test di laboratorio effettuati da un organismo accreditato. Inoltre devono essere soggetti a manutenzione periodica secondo un rigido calendario.

 

Come installare una linea vita

Una linea vita è formata da una fune o un binario rigido, orizzontale, inclinato o verticale, su cui scorre un elemento di connessione, come un moschettone o un carrello collegato all’imbracatura dell’operatore. Ge.sa. fornisce tutte le soluzioni possibili a seconda delle esigenze dell’installatore. Le linee vita non devono essere per forza rettilinee, ma possono essere curve per seguire l’andamento della superficie sulla quale sono applicate.

Per installarla, oltre ad un operatore esperto e certificato, occorrono un cavo in acciaio inox o zincato per le linee vita flessibili, un profilato in alluminio o in acciaio per quelle rigide. L’installatore, munito di tutti i DPI, applica i ganci alla sezione dove è necessario installare la linea e fa passare il cavo negli appositi fermi fissati in precedenza. Le linee vita possono essere installate laddove è necessario garantire la sicurezza nel lavoro, quindi su tetti, controsoffitti e coperture.

 

Esempi linee vita e DPI e sistemi anticaduta

Quali documenti sono necessari per installare una linea vita a norma di legge

I documenti necessari perché una linea vita sia a norma possono variare in funzione delle leggi regionali, ma si possono ricondurre a tre macro categorie:

1) Elaborato tecnico della copertura che deve comprendere almeno:

  • la planimetria della copertura con i percorsi di accesso, i punti e le modalità di accesso alla copertura, l’indicazione della posizione dei vari elementi che costituiscono la linea vita;
  • la relazione di calcolo redatta da tecnico abilitato attestante la resistenza della linea vita ai carichi trasmessi in caso di eventuali cadute e progetto del sistema di fissaggio;
  • il manuale di utilizzo dell’impianto progettato, con indicazioni relative a DPI necessari, accessi, percorsi, zone a rischio, piano di recupero in caso di caduta e così via.

2) Attestazioni di conformità delle forniture da cui è costituita la linea vita alle norme tecniche di riferimento (es. UNI EN 795), schede tecniche, istruzioni per il montaggio e l’utilizzo, avvertenze, garanzie, indicazioni sulle revisioni e manutenzioni, ecc. Si tratta di documenti forniti dall’azienda produttrice degli ancoraggi.

3) Dichiarazione di conformità dell’installatore ovvero quel documento, compilato e sottoscritto dalla ditta che ha installato l’impianto anticaduta, che attesta l’esecuzione del lavoro a regola d’arte, secondo le informazioni fornite dai progettisti, dai produttori degli ancoraggi e dai produttori dei sistemi di fissaggio.

 
SISTEMA ANTICADUTA – LINEE VITA GR CLASSE C
Sistema anticaduta - linee vita SH-AG classe A
Linee vita sicurezza anticaduta